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domenica 4 marzo 2018

Auguri, Lucio! 4 Marzo.. 2018

75 anni fa nasceva Lucio Dalla.
La data di nascita più conosciuta, anche perché nel 1971 il quasi ventottenne Lucio ha portato a Sanremo una canzone che portava proprio come titolo quella data.
La storia di quella canzone è abbastanza nota: il titolo originale doveva essere Gesù Bambino, ma per ragioni di censura poi venne cambiato in 4 Marzo 43. 
Per lo stesso motivo, la frase "per i ladri e le puttane" divenne "per la gente del porto": altri tempi, senza dubbio.

Per celebrare uno dei cantautori più amati, scomparso il 1 marzo 2012, abbiamo preparato un set (proposto a Jack venerdì scorso) che trovate qua sotto.



La scaletta, con le dovute spiegazioni per la scelta fatta:
Dalla/De Gregori- 4 Marzo 43 (da "Banana Republic", con la frase originale)
Lucio Dalla- Il fiume e la città (lato B del 45 giri di "4 marzo 43")
Nicola Di Bari- Il cuore è uno zingaro (vincitrice sanremo 1971)
Equipe 84- Nel ristorante di Alice (l'Equipe cantò in coppia con Dalla in quel Sanremo)
Lucio Dalla- Itaca (dal terzo album di Dalla, "storie di casa mia", contenente "4 marzo")
Ron- Almeno pensami (Sanremo 2018,  un inedito di Lucio Dalla)
Lucio Dalla- Telefonami tra vent'anni (Lucio visionario… un classico, dal suo Qdisc)

Chico Buarque de Hollanda- Minha storia (versione in portoghese di 4 marzo 43, fatta ad orecchio dal cantautore brasiliano)


lunedì 9 gennaio 2017

I will survive!

Certo, è stata dura per loro arrivare al 2017. Ma, con un anno in più alle spalle, sarà sempre più dura per loro superare indenni quest'anno. Come però affermano in questo articolo, si dà il caso che l'età delle rockstar sia in crescita, anno dopo anno, e quindi anche la probabilità che muoiano dei nostri beniamini un po' stagionati.
Chi di loro speri di non vedere sulle bacheche dei social dei tuoi amici? A quale àuguri veramente di campare cent'anni- e non solo come modo di dire? Vota il sondaggio di "Bollicine- Radio Popolare", domenica 15 gennaio alle 18 lo spoglio dei risultati in diretta!




giovedì 29 dicembre 2016

Il tuo 2016: le mie scelte

In questi giorni di festa, tutti i giorni Radio Popolare propone una trasmissione corale chiamata Il tuo 2016, dove tutti i collaboratori della redazione musicale sono chiamati a proporre, in un'ora di conduzione, la propria colonna sonora musicale del 2016.

Sabato 31 alle 18,30 ci sarà la mia scaletta, che vi anticipo in questo post, dando anche qualche spiegazione (che si sa, in onda poi sfugge sempre qualcosa). Domani pubblicherò poi come sempre il link per riascoltare la trasmissione.

Air- La femme d’argent (daTwentYears, raccolta). Sono fighetti, un po’ antipatici e per di più francesi. E probabilmente soffrono di un terribile complesso di inferiorità verso i connazionali Daft Punk. Ma hanno riportato alla ribalta quell’elettronica un po’ d’atmosfera. Impossibile farne a meno
Field Music- The noisy days are over (da Commontime). Nei dischi precedenti mancava sempre qualcosa. Un pizzico di Talking Heads, forse. In questo sesto disco della band di Sunderland c’è, ed ora è davvero difficile non muovere la testolina ascoltandoli.
Daniele Silvestri- quali alibi (da Acrobati). Il difetto: è talmente lungo da essere poco omogeneo. Il pregio: è talmente lungo da essere sorprendentemente ricco e originale.
Alì- via Umberto (da Facciamo niente insieme). Un altro cantautore siciliano, da ascoltare se sentivate la mancanza di un disco di Colapesce (che collabora a questo secondo disco).
Cosmo- L’ultima festa (da L’ultima festa). Almeno un tormentone dell’estate, non ce lo vogliamo mettere?
Marlene Kuntz- La noia (da Lunga Attesa). Il titolo del disco dice tutto: finalmente, dopo le avvisaglie di Pansonica, un ritorno alle sonorità anni 90. Fulminante.
The Beatles- Don’t let me down (da “Eight days a week”, di Ron Howard). Una delle canzoni dei Beatles che preferisco, suonata nell’ultimo concerto sul tetto della Apple nel gennaio 1969, il famoso “rooftop concert”, che il sorprendente documentario di Ron Howard mi ha permesso di inserire nella mia colonna sonora del 2016.
Vittorio Cosma-Valse (da La facoltà dello stupore). È umile, geniale e sperimentale. Ma è soprattutto un maestro.
The winstons- number number.(da The Winstons). Il ritorno del prog in grande stile secondo la visione di Enrico Gabrielli e Roberto Dellera, dai tempi dispari (come non pensare a “Traveler” della PFM) al moog e al flauto.
Motorpsycho- Lacuna/Sunrise (da Here be monsters). Imprescindibile mattonazzo psychoprog norvegese, o si odia o lo si ama. In questo momento propendo per la seconda ipotesi.

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Spidergawd- Corazon del sol (da III). Altra band norvegese, ma stavolta sonorità più simili ai Foo Fighters; un disco un po’ derivativo, ma fa il suo sporco mestiere di far ballonzolare la testa.


sabato 17 settembre 2016

5 Buone ragioni per andare a vedere il documentario sui Beatles

Il regista Ron Howard in un'operazione che non ti aspetti: un film documentario, di oltre due ore, sui Beatles. Non sull'intera carriera, e non, soprattutto, sui luoghi comuni di cui già si è detto tutto (per esempio, Yoko Ono non viene neppure nominata). E' un film che si sofferma sull'immagine pubblica del quartetto, e si limita al massacrante periodo 1962-1966 in cui giravano il mondo come trottole e registravano LP ogni 6 mesi, manco fossero la scuderia di Cecchetto negli anni 80.

Non sono un critico cinematografico, ma amo molto i Beatles: ecco quindi 5 buone ragioni per correre al cinema a vedere questo film, che tra l'altro sarà nelle sale solo fino al 21 settembre.

1) L'immagine pubblica
Chicago, 1965

Il film, a parte alcuni sporadici dietro le quinte, mostra per lo più una carrellata di esibizioni del quartetto (concerti, ma anche apparizioni tv, interviste, fughe dai fan, spezzoni dai due film cui hanno preso parte). Per chi non c'era, e forse ancor di più per chi c'era, un'occasione unica per vivere e capire il fenomeno pop che negli anni 60 ha sconvolto il mondo. Loro quattro sono stati il primo vero fenomeno globale della storia, un muro compatto di teenager che ovunque li seguiva adoranti, indipendentemente da razza, religione e nazione.

2) I fantastici quattro
Qui la cosa davvero sorprendente del film: immagini per lo più pubbliche, si diceva, accompagnate da interviste oltre che a loro, al manager (Brian Epstein), al produttore George Martin recentemente scomparso e ad alcuni VIP in ruolo di fans (Whoopi Goldberg ad esempio). Eppure si coglie come, nonostante i Fab Four fossero spremuti come limoni per tournée massacranti e sessioni sfibranti in studio, loro si divertissero sempre, almeno nei primi anni, e fossero veramente affiatati. Prendevano le decisioni sempre e solo tutti e quattro, e questo ha fatto sì che fossero davvero una famiglia tra loro (finché è durata).

3) Il montaggio analogggico
Il montaggio è veloce, incalzante, moderno. Le canzoni sono di contorno, e quasi mai vengono fatte ascoltare per intero: in altri termini, non è un film sulle canzoni dei Beatles, ma con le loro canzoni. Il film dura parecchio, ma si vede la mano di Howard che riesce mirabilmente a non far abbassare l'attenzione dello spettatore, con gli anni che scorrono sullo schermo (le immagini sono in ordine cronologico e scandite dalle date in sovrimpressione) e la voglia di scoprire cosa succede dopo.


4) il finale
Giuro, mi sono commosso nel finale. Il salto temporale tra '66 e '69 (quando ognuno ormai era diventato "altro" dall'essere semplicemente 1/4 dei Beatles e spettacoli dal vivo non ne facevano più) e quel meraviglioso concerto a sorpresa, nel gennaio '69, sul tetto della Apple (ancora una volta immagini pubbliche) che ci regala un po' di malinconia, pensando al fatto che quella era veramente la fine, come traspare dai loro volti.

5) il dopo finale
Dopo i titoli di coda, non scappate: c'è una mezz'oretta extra. Una porzione consistente del loro concerto dell'estate 1965 allo Shea Stadium statunitense. Concerto con folla oceanica e adorante, che ci proietta in quel clima infuocato e, nonostante i mezzi tecnici insufficienti (Ringo racconta che non riusciva a sentire cosa cantavano gli altri tre, e doveva seguire i movimenti dei loro piedi per capire a che punto del brano erano), dà un'idea dell'energia e passione che i quattro baronetti trasmettevano al pubblico.

Se, come a me, vi piacciono gli ultimi Beatles, quelli del Sgt. Pepper, sappiate che non ne troverete traccia nel documentario; però ripassare cosa è successo prima aggiunge dei tasselli importanti alle vostre motivazioni sul perché i Beatles fossero meglio dei Rolling Stones.

Unico neo: il film attinge molto (anzi, quasi esclusivamente) dal materiale USA. Ma perdoniamo a Ricky Cunningham di aver voluto raccontare il fenomeno probabilmente dai suoi occhi di fan. A stelle e strisce.

mercoledì 2 dicembre 2015

Venditti, il Dorian Gray della musica italiana

La sera del 1 dicembre, grazie agli accrediti dell'amico Mox (che però, siccome vuole rimanere anonimo, d'ora in poi chiameremo M.C.), abbiamo potuto vedere assieme un concerto che mancava all'appello ad entrambi, nonostante l'assidua frequentazione dei suoi primi dischi: il romanissimo Antonello Venditti.
Io sono partito piuttosto prevenuto: l'ultimo album che avevo ascoltato per intero era "In questo mondo di ladri"(1987), e, nel dubbio, avevo pensato che sarebbe stato meglio non prepararsi affatto al concerto ascoltando gli ultimi lavori per evitare di perdere la voglia di venirci.
E invece... sorpresa: un lunghissimo concerto (3 ore filate), tanti classiconi, perlopiù pescati dai bestseller degli anni '80 ("Cuore", "Segreti") e qualche capatina nei 70. Più le inevitabili new entry, condite con paraculissima marpionaggine per farsi acclamare dal popolo (che non si è fatto pregare, essendo lì per quello).
Voce praticamente identica a quella del Vendittone di 30 anni fa, qualche battutina al punto giusto e... beh, ecco una cronaca semiseria tratta dalla mia pagina Facebook, in attesa di sentire "Lo stambecco ferito" coverizzato da Mox (visto che Antone' non ha osato tanto).

[20,28] Cronaca dal concerto di ‪#‎venditti‬: e cosa, se non capital tv, al bar del forum...


[20,48] Perché non mi stupisce che al concerto di ‪#‎venditti‬ ci siano anche I cessi sponsorizzati da RTL 102.5?

[21,04] Luci e fumo che manco ai pin floi ‪#‎venditti‬



[21,08] Quel puntino in mezzo al palco con rayban e gattino nero sulla testa è ‪#‎venditti‬


[21,10] Partenza con pezzo del nuovo sicuramente imperdibile disco di ‪#‎venditti‬: pubblico ammutolito. Forse non sono l'unico qua per sentire "Buona domenica"

[21,12] Ora ‪#‎venditti‬ fa anche robe da giovani sul palco, tipo Air guitar. O forse è solo un tic alla mano destra

[21,13] Boato al forum: ‪#‎venditti‬ intona "Giulio cesare" ed è subito maturità. Aho'


[21,17] ‪#‎venditti‬ e Carlo conti vanno dallo stesso estetista.


[21,22] Ora ‪#‎venditti‬ dio del reggae con Piero e Cinzia. C'ha pure le coriste rastone

[21,24] Ora ‪#‎venditti‬ alle prese con un pezzo nuovo. L'ho capito perché oltre ad amoreeee dice anche feisbu'

[21,28] Ancora da Cuore, ora ‪#‎venditti‬ fa Peppino. Cazzo, potevo portarmi la Sony HF 60 da farmi autografare.

[21,33] Stella che camminiiiiii donaci la paceeee (ed è subito Badaloni. Questa la capite in 2, forse) ‪#‎venditti‬

[21,35] ‪#‎VENDITTI‬ GRANDISSIMO PARACULO SEI UN MITO


[21,43] Dopo una sequenza di foto di morti impressionante (ola su Mango), arriva Lilli. Ebbravo ‪#‎venditti‬, che pensavo mi sarei dovuto ciucciare tutto il disco nuovo


[21,49] ‪#‎venditti‬: "ed ora vi porto a fare un giro negli anni 70". Ed è subito ola delle signore over 60

[21,50] Momento verità di ‪#‎venditti‬: quest'anno ho fumato sul palco solo una sigaretta. Dove andremo a finire? Smetterà anche di tingersi I capelli?

[21,53] L'ennesima genialata di ‪#‎venditti‬: le canzoni degli anni 70 con in sincro I video dei suoi concerti dell'epoca. Paraculismo senza limitismo


[21,55] E Giovanni è un ingegnere/ che lavora in una radio
COME FACCIO A NON SCENDERE SUL PALCO E BACIARTI SUL PARRUCCHINO, COME? ‪#‎venditti‬

[21,57] Su Bomba o non Bomba ho un'erezzzione. Grande ‪#‎venditti‬


[22,06] Attenzione: su Sara, ‪#‎venditti‬ perde per la prima volta il filo. Comincia a desiderare copertina e borsa dell'acqua calda, probabilmente

[22,12] Notte prima degli esami. E compaiono dei lampadari sul palco. ‪#‎venditti‬, dove avevi fatto all'amore quella notte?


[22,21] Toh, ecco il singolo nuovo di ‪#‎venditti‬. Beh, è il momento di una pipi'.

[22,31] Momento per I giovani: sul palco, ‪#‎venditti‬ duetta con un amico di amici. O forse un fattore di xfactor o un talento di 'sgottalent, non saprei. Pubblico confuso


[22,34] Svelato l'arcano: con ‪#‎venditti‬ c'è Mattia Priga. Arriva da un talent, e ora pare farà il resto dello show mentre il Vate si fa una tisana.

[22,39] E la gente con "il compleanno di cristina" si risveglia e addirittura si alza in piedi. Stranezze, al concerto di ‪#‎venditti‬


[23,04] Si accettano scommesse sui bis di ‪#‎venditti‬.

[23,22] Diamanti sul palco: "ogni volta", del didascalicissimo ‪#‎venditti‬.


[23,28] Ahia. è arrivata una canzone discodance ignorantissima con cuoricioni sul palco. Ma la gente balla e si esalta. ‪#‎venditti‬, vinci sempre te


[23,35] ‪#‎venditti‬ salta e balla sulle note di "alta marea". Sì, credo che lui in soffitta abbia un suo ritratto che sta invecchiando per lui.

martedì 26 maggio 2015

Enzo Jannacci: i capolavori degli anni 70

Conoscete Ala Bianca? è un'etichetta (benemerita) di Modena, famosa, oltre che per aver pubblicato artisti indie come Petrina e A Toys Orchestra perché è stata (soprattutto) la casa discografica dell'ultimo Jannacci.
Beh, da qualche mese ha ristampato su CD in un cofanetto quattro dischi fondamentali della discografia del medico milanese, risalenti al periodo 1975-1979: ristampati dopo che qualche anno fa erano stati rimiscelati e ripuliti, con l'aiuto del figlio Paolo. 
Dice nelle note lo stesso Enzo: Grazie a mio figlio Paolo, la qualità dell’ audio è migliorata di almeno 10 volte l’originale, che esiste per adesso solo su vinile. Paolo ha prima cotto i master originali su nastro magnetico (nelsenso che li ha messi in un forno speciale, per arrestarne il degrado) poi con il buon Luca Vittori li ha trasferiti in uno studio infine ha pulito, editato, rimasterizzato e aggiustato gli originali, recuperando il reale di quello che volevo esprimere 40 anni fa…. Ma quante canzoni ho scritto?!?

Forse perché ero piccolo in quel periodo, forse perché la primissima canzone di Jannacci che ho sentito in vita mia era la title track di uno di questi dischi, ovvero "Secondo te... che gusto c'è" (era la sigla di un programma di Baudo abbinato alla lotteria Italia, ed era animata niente meno che da Bruno Bozzetto), fatto sta che quel periodo lì dell'Enzino è quello che musicalmente mi è sempre piaciuto di più. 
Arrangiamenti originalissimi (pensate alla celeberrima Quelli che e al suo intro di sax), brani immortali che rientrano a pieno titolo tra le sue canzoni più belle (Vincenzina e la fabbrica, Il monumento, Saltimbanchi, tanto per dirne qualcuna) e quella sua "poetica degli ultimi" che sprizza al contempo amarezza ed ironia da tutti i pori.
I quattro album (ovvero Quelli che”, “Secondo te che gusto c’'è”, “Fotoricordo” e “O vivere o ridere”)  usciti ora per Ala Bianca sono a prezzo popolarissimo (introvabili prima in digitale) e vale la pena fare l'acquisto per reimmergersi nella sua poetica.
Un fotogramma della sigla di "Secondo voi", musicata da Jannacci nel 1977


martedì 10 febbraio 2015

Perché (durante) Sanremo c'è (solo) Sanremo?

Abbiamo parlato ampiamente nella puntata di Bollicine di domenica come, molto più che in passato quest'anno tautologicamente Sanremo sia Sanremo: ospiti come Albano e Romina (probabilmente lì perché la gente dica "sì, è davvero Sanremo!"), cantanti Big "cuoreamore" o acchiappadisgrazie e un conduttore come Carlo Conti non possono che far presagire un'edizione assolutamente nazional popolare (un termine che, per chi lo ricorda, costò il primo celebre allontanamento di Pippo Baudo dalla RAI- ma erano altri tempi).

Risulta d'altri tempi anche la smobilitazione televisiva di questi giorni da parte di tutti i canali che non siano RaiUno: la rete ammiraglia del biscione ha deciso di far saltare la corazzata "C'è posta per te" del sabato sera per non farsi disturbare troppo dalla finale del festival, per dire. Ma il palinsesto televisivo di queste serate riserva comunque eccessiva prudenza, offrendo perlopiù alcuni film che sembrano stati scongelati per l'occasione. Ecco qualche esempio, se proprio non sapete cosa fare nelle prossime serate.


  • Stasera, martedì 10, su Retequattro c'è L'esorcista, horror che ha la bellezza di 42 anni ormai
  • Venerdì 13 è la7 a schierare un film degno di una finale dei mondiali in cui gioca l'Italia: I cannoni di Navarone. Anno di grazia 1961.
  • Ma sabato 14 è Canale 5 a dare il meglio: direttamente da videocassetta di Blockbuster trasmette Il principe cerca moglie, che ogni spettatore ha visto almeno 27 volte.
Insomma, se proprio volete guardare la tv in questi giorni, vi conviene guardare Evergreen.


lunedì 15 dicembre 2014

Serata Cohen: ieri all'auditorium di largo Mahler. La scaletta

Ieri sera grandissimo successo di pubblico per la serata presso l'auditorium di largo Mahler per  l'iniziativa di Radio Popolare a tributo delle opere di Leonard Cohen, "Songs for a Radio".
Serata evento ideata da Roberto Caselli, curatore del libro che raccoglie i testi commentati dell'autore canadese. Sul palco si sono alternati artisti e conduttori della radio, di cui potrete trovare scaletta e dettagli in fondo a questo post.
Ma prima, qualche foto da sopra e dietro il palco.

Auditorium quasi pieno: a pochi minuti dall'inizio della serata 

Renato Scuffietti e Letizia Mosca poco prima di entrare in scena

Eugenio Finardi a chiusura della serata: "..una radio libera, ma libera veramente.."

Tutti sul palco per il gran finale. in primo piano Cecilia di Lieto, sullo sfondo a mani alzate Massimo Bacchetta

Ancora una foto sfuocata del finale. Dietro il piano: Vittorio Cosma


Presentazione fuori campo: Claudio Agostoni e Davide Facchini
Narratori: Francesco Tragni & Paola Piacentini
Massimo Priviero: Suzanne
Ezio Guaitamacchi & Brunella Boschetti: Ballad Of Absent Mare
Presentazione fuori campo
LETTURA TESTI: Micol Martinez

Narratori: Renato Scuffietti & Letizia Mosca
Lorenzo Monguzzi: Famous Blue Raincoat
Ron: Hallelujah
Presentazione fuori campo

Narratori: Niccolò Vecchia & Giorgia Battocchio (con Roberto Caselli)
Diodato: I'm your man (con Daniele Tortora) 
Daniele Tenca: First We Take Manatthan
Presentazione fuori campo
LETTURA TESTI: Elisabetta Vergani

Narratori: Zeina & Gasser 
Mauro Ermanno Giovanardi & Marco Carusino: Chelsea Hotel
Fabrizio Poggi: You Got Me Singin'
Presentazione fuori campo
LETTURA TESTI: Matteo Caccia

Narratori: Massimo Bacchetta & Cecilia Di Lieto
Boris Savoldelli: Bird on a wire
Eugenio Finardi & Vittorio Cosma: The Land Of Plenty
Finale corale: Hallelujah

sabato 13 dicembre 2014

Domani al posto di bollicine..

Domani Bollicine non andrà in onda, mentre continuerà la programmazione speciale legata all'abbonaggio.

Pero' domani sera saremo all'auditorium di largo Mahler con tutti gli amici e colleghi della radio!

Domenica 14 dicembre ore 21.00 all'Auditorium di Milano Fondazione Cariplo (Largo Mahler, poco distante da Porta Ticinese - MILANO)
"SONGS FOR A RADIO"
RADIO POPOLARE omaggia LEONARD COHEN,
in collaborazione con laVerdi.
Le canzoni di Leonard Cohen saranno interpretate o lette dal vivo da Gian Maria Testa, Eugenio Finardi con Vittorio Cosma, Ron, Mauro Ermanno Giovanardi, Diodato, Matteo Caccia, Lorenzo Monguzzi, Massimo Priviero, Elisabetta Vergani, Micol Martinez, Boris Savoldelli, Fabrizio Poggi, Ezio Guaitamacchi, Brunella Boschetti, Daniele Tenca, Lucia Vasini.
Ingresso 15 euro.
L'intero incasso andrà a finanziare il lavoro di Radio Popolare.

martedì 18 novembre 2014

St Vincent all'Alcatraz 17-11-14

Può essere un caso se uno va a vedere una musicista che apre il concerto con una canzone nel cui testo c'è una frase interrogativa che fa più o meno così "Am I the only one in the only world?":-)
Non prendetemi però troppo sul serio...sono abitutato a vedermi certi concerti da solo. In mezzo a tanti però.. visto che l'Alcatraz era pieno! E per quanto il folto pubblico fosse composto perlopiù da ventenni-trentenni, qualche timido anziano come me nel pubblico c'era. Più che l'andare da solo a me imbarazza di più trovarmi in mezzo ad una folla composta da sole persone molto più giovani di me in cui sembro il genitore che ha portato figlio/a al primo concerto!
Per rispondere invece alle domande "Ma come è stato il concerto?", "Che cosa mi sono perso?"... La prima sorpresa arriva già quando St Vincent sale sul palco.




Look androgino, taglio dei capelli corto, estivo direi a differenza delle foto dell'ultimo disco in cui veniva ritratta con vaporosi capelli sparati all'indietro. Sempre grigi però...in controtendenza rispetto a quanto ti aspetteresti da una musicista di poco più di trent'anni. Lei sicuramente non la si può definire una bellezza ed infatti sul palco usa altre armi per catturare l'attenzione. Leader incontrastata (gli altri musicisti non li ha nemmeno presentati) e sicura di se stessa, sul palco si agita con movenze robotiche come se fosse per l'appunto un automa programmato per muoversi a scatti. Ma sono soprattutto i suoi occhi a catturare l'attenzione perchè sembra fissarti in modo prolungato al punto da sentire tu il bisogno di distogliere lo sguardo. Sul look Vi rimando a questo link dove ci sono le foto del concerto di Roma del giorno prima:

Foto Concerto di Roma
e a questo link quelle di ieri sera:

Foto Concerto Milano

A Milano camicetta fantasia stile desigual e gonna in pelle. Balzano all'occhio i collant. Tanto sono stilosi quelli di Roma quanto invece sono normali quelli di Milano. Ed anche un pò smagliati (nelle foto del link non si vede ma a me non è scappato:-)) . Chissà se la cosa è voluta. 
E poi un sacco di chitarre dai colori più disparati. Bellissima quella verde. Dietro di lei un podio sul quale ogni tanto si sdraia quando canta le canzoni meno tirate, più melodiche. O su cui sale verso la fine del concerto.
E la musica? Arrangiamenti fedeli a quelli del disco e poche divagazioni. Il paragone a David Bowie mi sembra azzeccato. Per certi versi sembra di immaginare (non l'ho mai visto) di vedere il David Bowie degli anni 70. Quello berlinese per intenderci, quello di Heroes per esemplificare. E anche certe cose dei King Crimson periodo Robert Fripp. Ma qui mi fermo per non tediarvi troppo.
Direi una artista a tutto tondo che basa tutto sulla gestualità e sulla musica. Siamo lontanissimi dalle cantanti che giocano con le armi della sensualità. A me il concerto è piaciuto molto, lei è una delle artiste che preferisco ma devo ammettere che la prima parte del concerto l'ho trovato un pò fredda. Forse anche gli automi hanno bisogno di un pò di tempo per scaldarsi?

sabato 8 novembre 2014

[Rece] Musica per Bambini- CapoLavoro! [Trovarobato, 2014]

Devo dire che, con l'orecchio del navigato fan del gruppo di Musica Per Bambini, ho impiegato qualche ascolto a decifrare il nuovo disco uscito per Trovarobato, intitolato "CapoLavoro!", un concept album contenente tredici "brani mestierosi" (parole di Manuel Bongiorni, il demiurgo del gruppo piacentino) e che si distacca un po' dal solco della loro tradizione.
Giunti infatti al sesto album, rimescolano un po' le carte, ed in particolare "asciugano" il brodo, solitamente composto da una miscela esplosiva di ironia, elettronica, musica rinascimentale e metal, per arrivare ad una durata complessiva di poco più di mezz'ora.
Gia'dal primo ascolto emergono i tratti caratteristici e le sonorità tipiche, ma l'impressione e'che stavolta i brani siano stati un po' ripuliti ed abbelliti, a tratti resi addirittura pop, forse per ampliare il pubblico di fan che da anni segue il gruppo cult piacentino (se non avete mai visto un loro concerto, vi consiglio di farlo in una di queste date).

Ma torniamo al disco: zeppo di trovate divertenti, giochi di parole e riferimenti, riassume condensandola la poetica musicaperbambiniana dei dischi precedenti, e forse, per chi già li segue, qui sta un po' il limite: a tratti sembra una bella copia (bella, pero'!) di alcuni riuscitissimi brani del gruppo, e in questo manca un po' di originalità. Per chi invece conosce solo superficialmente i loro album, si tratta sicuramente di un ottimo modo per innamorarsi di loro.

Ai neofiti, consiglio ad esempio di partire dal brano conclusivo, che mischia con dolcezza medievalesimo e trame porno-soft:

Chi invece già frequenta i lidi piacentini, si infatuerà di questa favoletta aulico-splatter.

Il disco rimane comunque uno dei più interessanti del panorama italiano (citazione di Elio, tanto per non far nomi), soprattutto per la capacita' di creare un mondo fantastico e vagamente insanguinato che attrae e stordisce l'ascoltatore che si imbatterà in esso.

mercoledì 15 ottobre 2014

I 5 concerti della mia vita (ma credo solo della mia vita)

Autunno, tempo di bilanci. Tra i tantissimi concerti visti in oltre 25 anni, ho provato a pensare a quelli che in qualche modo sono rimasti in testa.. Bob Dylan mentre perde la dentiera a Montreux? I Nirvana all'ultima apparizione italiana nel '94? Naa, acqua.
I 5 concerti che mi appresto a citare (in rigoroso ordine cronologico) sono in buona parte trascurabili dal punto di vista musicale, ma per me sono la dimostrazione di quanto la nostra musica sia, sempre e comunque, la colonna sonora della nostra vita.

Edoardo Bennato (Villafranca di Verona, 1985) 
Avevo 11 anni, e, grazie all'amico con la chitarra, dopo l'orgia di compilation Mixage e OroPuro avevo cominciato ad apprezzare le opere di un cantautore napoletano ancora sulla cresta dell'onda: Edoardo Bennato.
In realta'conoscevo solo due canzoni: oltre all'evergreen "Il gatto e la volpe", l'altra era una canzone minore, Mangiafuoco.
Mia madre, povera malcapitata, fu la vittima che si sacrifico' e accompagno' mia sorella e me al concerto, presso il castello di Villafranca. Era l'anno di OK Italia, e, nonostante le attese, Edoardo tralascio' le uniche due canzoni che conoscevo e che aspettavo con ansia.
Ma il ghiaccio era stato rotto, e dopo un po' di gavetta (ricordo ad esempio un terrificante concerto di Zucchero, sempre accompagnato da mia sorella) finalmente avrei potuto presenziare a grandissimi artisti in autonomia.

Sonoria (Milano, 1995)
Balziamo ai tempi dell'università. Uno dei grossi happening che si svolge a Milano, zona Parco Aquatica. Con l'amico Gip parto da Padova in treno. Obiettivo: sciropparsi ore di musica in attesa del grande evento, The Cure, che chiuderanno la kermesse. Alle 15 iniziano i concerti su due palchi, come usava fare al tempo. A causa forse della pioggia, che ricopre di fango i partecipanti, tutti i gruppi sono in clamoroso ritardo. Tanto che i nostri due coraggiosissimi eroi, per non perdere l'ultimo treno che li riconduca a Padova, abbandonano mestamente i palchi prima di mezzanotte, mentre (con oltre due ore di ritardo) Robert Smith si appresta ad incendiare la folla.




Austin Lace (Circolo Magnolia, 2005)
E ora arriviamo ad un concerto del decennio scorso. I belgi Austin Lace, autori di un disco di esemplare pop cristallino (Easy to cook) e protagonisti, nell'estate 2005, di uno sfortunatissimo concerto. Non ricordo se per qualche evento sportivo o perche' semplicemente faceva caldo, fatto sta che il mio amico Andrea ed io ci siamo ritrovati da soli a questo bellissimo live, che i belgi han dovuto fare praticamente solo per noi. Ah, essendoci dovuti assentare per qualche telefonata, hanno pure dovuto interrompere il concerto per aspettarci.

Musica Per Bambini (Milano, casa Carini, 21 dicembre 2009)
Come ogni anno, era il mio compleanno. Ma quell'anno era anche la terribile nevicata del 2009 che seppelli' Milano. La mia fidanzata Laura, organizzo' un concerto a sorpresa (chissà se si chiamavano gia' house concerts?) a casa Carini (si',il mio socio di radio). dove suonavano e teatravano i Musica per bambini. E' stato un concerto pazzesco soprattutto per la gente che nonostante la neve era riuscita ad arrivare. Compresi i parenti dal Veneto.



Colapesce (Verona, FNAC show case, 2012)
La prima esperienza come intervistatore davanti ad una cinquantina di persone. Colapesce, dannazione, e' stato un osso durissimo: rispondeva a monosillabi e a volte manco con quelli. Il punto piu' alto e' stato quando durante l'intervista gli ho chiesto se nello showcase che seguiva avrebbe eseguito anche uno dei pezzi tratti da "9 cover". Risposta secca: NO. Impagabile.



domenica 14 settembre 2014

Sinigallia live@microcosmi (Comerio, sabato 13.9.14)

Ascoltando l'esecuzione del primo brano, che e' quello di apertura del disco, della durata di almeno 10 minuti ("E invece io"), un dubbio mi assale: fossimo negli anni 70, con un concerto (ed un disco così), Riccardo Sinigallia sarebbe tra i primi in classifica, in compagnia di Dalla e Battisti?
Il dubbio e' lecito, perché l'esecuzione quasi integrale del terzo lavoro del cantautore romano (Per tutti) con molte canzoni dilatate e psichedelizzate, sembra spiazzare una buona parte dell'audience del festival ideato da Vittorio Cosma giunto oramai alla seconda edizione. Va detto che il concerto si trova a meta' del programma serale, che comprende lo spettacolo della Banda Bardo' ed il recital della genovese Antonella Ruggiero, e che in buona parte gli ascoltatori sono attempati varesini o famiglie con prole.



Tornando comunque all'esecuzione di Riccardo, formazione a sei elementi con ben tre chitarre, tra cui si annoverano due musicisti "in famiglia": Laura Arzilli al basso (la compagna del cantautore) e Daniele Sinigallia alla chitarra elettrica, immagino il fratello. Concerto che spiazza, dicevamo, per la lunghezza delle canzoni, e anche per la scelta di proporle quasi interamente senza soluzione di continuità: a parte un breve preambolo iniziale in cui ringrazia l'amico Cosma, Sinigallia non dialoga con il suo pubblico, sembra concentrarsi esclusivamente sulla sua musica. Spicca la riproposizione de La descrizione di un attimo, risalente ai tempi della collaborazione coi Tiromancino (2000); complessivamente un set molto curato e tirato, che pero' a parer mio toglie qualcosa rispetto alla fruibilità dei brani su disco.

Un plauso all'organizzazione impeccabile del festival, che, nella cittadina di Comerio (VA), include anche mostre fotografiche, rassegne di corti cinematografici e persino osservazioni astronomiche.


domenica 31 agosto 2014

Concerto a sorpresa

‎Procchio, paesino minuscolo sul mare dell'Elba. Sabato sera di fine agosto.
In un bar del paese si esibisce una cover band, chiamata Il trio delle meraviglie.
Due chitarre e un basso, cover un po' inusuali per le località turistiche, che spaziano da Bowie a Johnny Cash passando per Dylan e Prince. Ma c'è anche un altro chitarrista, seduto in disparte, un po' più attempato. A un certo punto delle canzoni (in gran parte a richiesta del pubblico), attacca degli assoli paurosi.
Ma...non assomiglia a...
Primo indizio: suona una Ibanez. Lui è il testimonial italiano dell'Ibanez...
Secondo indizio: non avevo letto da qualche parte che ha una fidanzata molto più giovane di lui? E quella ragazza li'di fianco... uhm.
Terzo indizio: ma perché si definiscono un trio ma poi sono in quattro, con uno così defilato..? Come fosse uno che è in vacanza qua all'Elba, ma che stasera si vuole semplicemente divertire stando un po'in disparte? (del resto, fare il musicista non è uno dei lavori più belli del mondo?)

Si', ok, la supposta era giusta, è proprio lui: Cesareo.

sabato 26 luglio 2014

Ex CSI live@carroponte, giovedì 24 luglio 2014

‎Giovedì al Carroponte sono ritornati coloro che si definiscono ex CSI, ovvero tutto il nucleo storico del periodo che va da KO de mondo a T.R.E.  passando per Linea Gotica: Canali, Magnelli, Maroccolo e ovviamente Zamboni.‎ Tutto? Noo, quasi tutto, a parte Ferretti che, come il villaggio di Asterix, resiste all'invasore. E allora dentro Angela Baraldi, che da tempo accompagna -live e su disco- Massimo Zamboni e le sue chitarre.

Un'occhiata al pubblico ‎del Carroponte, innanzitutto: variegato, con tanti ex venti-trentenni (ovviamente) degli anni 90 che agli spinelli d'ordinanza uniscono gli smartphone per le foto‎.Ti senti vecchio quando sai tutte le canzoni a memoria pur non sentendole da decenni. E l'effetto è quello, visto che non sono presenti inediti, ma solo una rilettura piuttosto fedele di tutto il periodo CSI ma anche di molti classici dei CCCP, da Emilia Paranoica in su.

Quanto a me, il brivido lungo la schiena è corso più volte, specie nella prima parte del concerto: ricordo esattamente dove ero‎ quando ascoltavo ogni singolo pezzo cantato dalla Baraldi giusto un po'piu'agitata di come mi immaginavo Ferretti al canto: Irata- con la cassett‎a da 60 che finiva tagliandola inesorabilmente sul finale; unità di produzione- brano che apriva il CD di T.R.E. che, appena scartato dal cellophane, mi ascoltavo avido con il walkman buttato sul letto; in viaggio- ascoltato in sottofondo nelle prime uscite serali sulla Uno scassata di famiglia; e via così, tanti ricordi che si susseguono nella playlist che pesca, impeccabile nell'esecuzione, nei miei ricordi ‎più intensi dei '90.

Inutile soffermarsi sul senso dell'operazione, sui reiterati inviti all'acquisto delle magliette (ma non potevate farle un po'decenti?), sulla classifica tra chi è invecchiato peggio tra gli "ex" o sui capelli nero corvino di Marok: il concerto vive di luce propria, nonostante un continuo rimando all'assente Ferretti, grazie anche all'idea (azzeccata) della "collettivizzazione" della voce narrante nel corso dei brani: uno Zamboni commosso che si dedica a Del mondo, Canali su Linea Gotica, addirittura una Io sto bene costellata di coretti comunitari stile Pooh.
Gli perdoniamo qualche stecca di troppo sul finale tutto di marca CCCP, forse davvero improvvisato come ci hanno fatto credere, e un po'rimpiangiamo quel periodo in cui un gruppo così riusciva addirittura ad andare primo nella classifica dei dischi più venduti. 
Lacrimuccia.